Esistono numerose definizioni di “personalità” (o carattere), ma è opinione comune che possa essere descritta come l’insieme delle caratteristiche, o tratti, che rappresentano il modo con il quale ciascuno di noi risponde, interagisce, percepisce e pensa a ciò che gli accade, in modo relativamente stabile e prevedibile.
La personalità è il risultato unico ed irripetibile di come ciascuno di noi si è costruito, sulla base delle proprie esperienze ed a partire dal proprio temperamento innato, e del modo di rapportarsi con gli altri e con il mondo. I tratti che la compongono rappresentano le caratteristiche del proprio stile di rapportarsi con gli altri: così esiste per esempio il tratto della dipendenza dagli altri, o della sospettosità, o della seduzione, oppure quello dell’amor proprio.
Abitualmente, questi tratti sono abbastanza flessibili e si declinano con sfumature diverse, a seconda delle circostanze: così, in alcuni momenti sarà utile essere più dipendenti o sospettosi del solito, mentre in altri sarà più funzionale essere seducenti ed orgogliosi.
I disturbi della personalità, al contrario, sono caratterizzati dalla rigidità e dalla presentazione inflessibile di tali tratti, anche nelle situazioni meno opportune. In tal modo, alcune persone tendono sempre a presentarsi nel medesimo modo, indipendentemente dalla situazione nella quale si trovano, rendendo così difficile gestire la situazione.
Il concetto di “disturbo”, ad oggi, sembra ormai superato: esso, come la personalità detta “normale”, è, quindi, una tipologia o un modello di personalità a cui bisogna riferirsi. Questo perché non si tratta di una personalità “normale” che ad un certo punto diventa “disturbata”, ma una personalità che a seguito di diversi fattori (ambientali, biologici, traumatici, ecc.) può assumere schemi e modelli disadattivi.
Il pattern di personalità deve presentarsi in un’ampia gamma di situazioni sociali e comportare una condizione di disagio, personale, sociale e lavorativo, clinicamente significativa, anche se questo non è sempre riconosciuto dal paziente. Tali tratti, infatti, sviluppandosi in età adolescenziale, diventano così consueti e stabili che le persone stesse non si rendono conto di mettere in atto comportamenti rigidi e inadeguati, e considerano il loro comportamento come ego-sintonico, cioè che non crea loro disagio, sebbene possa avere effetti negativi sugli altri. Inoltre, le persone possono essere riluttanti a iniziare un processo terapeutico, perché le loro difese sono importanti nel controllare gli effetti spiacevoli e di conseguenza non desiderano abbandonarle.
La classificazione dei disturbi di personalità, secondo i principali manuali diagnostici, è:
- disturbi caratterizzati da comportamenti bizzarri
- disturbi caratterizzati da un’elevata emotività
- disturbi caratterizzati da una forte ansietà
Disturbi caratterizzati da comportamenti bizzarri
- Disturbo paranoide di personalità: chi ne soffre ha la tendenza ad leggere il comportamento degli altri come malevolo, mostrando, così, una forte sospettosità.
- Disturbo schizoide di personalità: chi ne soffre presenta disinteresse rispetto al contatto con gli altri, preferendo uno stile di vita riservato e distaccato.
- Disturbo schizotipico di personalità: solitamente è manifestato da persone eccentriche nel comportamento, che hanno scarso contatto con la realtà e tendono a dare un’assoluta rilevanza e certezza ad alcune intuizioni magiche.
Disturbi caratterizzati da un’elevata emotività
- Disturbo borderline di personalità: solitamente chi ne soffre presenta una marcata impulsività ed una forte instabilità sia nelle relazioni interpersonali sia nell’idea che ha di sé stesso, oscillando tra posizioni estreme in molti campi della propria vita.
- Disturbo istrionico di personalità: chi ne soffre cerca di essere al centro dell’attenzione degli altri, ad essere sempre seduttivo e a manifestare in modo marcato e teatrale le proprie emozioni.
- Disturbo narcisistico di personalità: chi ne soffre tende a sentirsi il migliore di tutti, a ricercare il riconoscimento degli altri e a pensare che tutto gli sia dovuto, data l’importanza che si attribuisce.
- Disturbo antisociale di personalità: chi ne soffre è una persona che non rispetta in alcun modo le leggi, tende a violare i diritti degli altri, non prova senso di colpa per i crimini commessi.
Disturbi caratterizzati da una forte ansietà
- Disturbo evitante di personalità: chi ne soffre tende a evitare le situazioni sociali per la paura dei giudizi negativi degli altri, presentando quindi una marcata timidezza e ansia nella relazione.
- Disturbo dipendente di personalità: chi ne soffre presenta un eccessivo bisogno di essere accudito e seguito da parte degli altri, delegando quindi tutte le proprie decisioni.
- Disturbo ossessivo compulsivo di personalità: chi ne soffre presenta una marcata tendenza al perfezionismo ed alla precisione, una forte preoccupazione per l’ordine e per il controllo di ciò che accade.